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Audio "Lettera aperta al mio compagno ed a qualsiasi uomo"

giovedì 31 ottobre 2019

A Zeus, che si sarebbe meritato il lieto fine.

#sonolavoce



Chissà a cosa pensavi in quel momento, a quando dei balordi hanno strappato con forza la tua mamma dall'auto e l'hanno rubata con te dentro, probabilmente non capivi ancora cosa stava accadendo.
Mi chiedo se avevi paura, quando diventato un impiccio, ti hanno abbandonato in mezzo alla campagna senza darti qualche possibilità in più di sopravvivere, invece magari di lasciarti legato vicino a qualche negozio; magari in un angolino con il tuo trasportino ben visibile agli occhi dei passanti.
Qual era l'odore di casa che cercavi? Di cosa sapeva il luogo a cui appartenevi?
Sai Zeus, mentre guardo negli occhi il mio cane, che tanto ti assomiglia: macchiette su musetto e zampe, un bel manto più scuro del tuo, penso al dolore inimmaginabile che sta provando ora chi ti vuole bene e tanto ti ha amato.
Sono sicura, però, che la forza di correre e combattere lo spaventoso dramma in cui ti sei trovato te l'ha data proprio la tua famiglia, e sono convinta che quando il treno ti ha investito sei morto in pace, con loro negli occhi e nel cuore.
Buon ponte cucciolo.
                                                                                         
  Qui potete trovare La storia di Zeus












Angela De Luca.





I diritti d'immagine appartengono ai rispettivi proprietari




martedì 22 ottobre 2019

PER OGNI DONNA STUPRATA E OFFESA SIAMO TUTTE PARTE LESA!

#sonolavoce





Posillipo: giornata di sole, mare e divertimento. 
Una giornata estiva normale, come tante: quattro ragazzi ed una ragazza, (amica di uno di loro) si recano a Marechiaro, una piccola borgata marina, per divertirsi e passare del tempo all'aperto.
Ad un certo punto il conoscente della ragazza si allontana, ma rimane comunque un momento normalissimo, si parla, si ride e si stupra.
Si stupra in branco quella ragazzina, rimasta sola, tremante in balia di sconosciuti, ma lei non si arrende alla paura, alla forza dei tre, si divincola, combatte, lotta, ma loro, lui, non molla. L'ha presa, è sua e spinge dentro, con inaudita violenza recandole abrasioni interne, graffi sul volto ed escoriazioni su tutto il corpo causati dallo schiacciamento contro gli scogli, perché che diamine, una ragazza che viene stuprata, viscidamente palpeggiata, mercificata, dovrebbe rimanere ferma. Tanto cosa sarà mai uno stupro?






Invece non si è calmata ed ha avuto bisogno delle cure del pronto soccorso, dove infermieri e medici l'hanno accolta ed accudita, rilasciandole il verbale dove si confermava l'abuso avvenuto. 
Torna a casa, probabilmente piangendo, urlando, disperandosi, ma non si ferma, lei ha il diritto alla giustizia ed i giudici hanno il dovere di dargliela. 
Il giorno dopo raccoglie i pezzi di se stessa ed inizia a ricercare il branco su Facebook, li trova tutti. Nonostante le minacce subite da questi ultimi, racconta tutto alla mamma e si reca a fare denuncia.
Inizia il processo.
Ai mostri viene assegnata una modalità di punizione alquanto patetica; la così detta: "messa alla prova". (Un istituto che consente di cancellare ogni traccia del reato commesso in cambio di una sorta di buona condotta rigorosamente a piede libero.
Alle fecce vengono quindi affidate attività di volontariato e lavoro. 
Voi penserete in qualche centro anti-violenza o qualcosa di inerente al crimine da loro commesso, ma signori miei siamo pur sempre in Italia, al branco viene invece insegnata l'arte della pizza, attività svolta da loro per tre volte a settimana.
Passa un anno e mezzo dalla prima udienza, inizia un nuovo dibattimento: l'ultimo.
Il Tribunale dei Minori, valutata la capacità lavorativa dei tre pizzaioli, ha cancellato agli atti la violenza sessuale subita dalla minorenne, eliminando il caso anche dagli archivi dei carichi pendenti di due dei tre imputati, tanto da restituire agli autori dello stupro uno status penale immacolato.
Caro magistrato, lo stupro non è più un reato contro la morale pubblica, ma contro la persona da qualche decennio. Nel 2019 non bastano margherite e capricciose, né per riabilitare i rei, né per rendere giustizia alla vittima.  

Anche se forse le vittime siete proprio voi, vittime di una disabilità mentale e di animo infimo, vittime di sporcare questo mondo, rendendolo un posto peggiore, tanto il branco quanto il giudice. Siete vittime di un destino che con voi è stato ancora meno clemente. Il male torna sempre indietro e per voi non è finita.


  
















Angela De Luca


I diritti d'immagine appartengono ai relativi proprietari

mercoledì 9 ottobre 2019

Vajont, quelli del dopo

#sonolavoce





[...]Quella sera in casa dello scalpellino per cena ci fu un unico piatto a base di riso e conserva. Mentre mangiavano, la figlia raccontò alla mamma che finalmente la parrucchiera di Longarone l'aveva notata e le aveva promesso che durante le vacanze l'avrebbe presa con sé a bottega come apprendista. E concluse entusiasta: «Vedrai mamma, quando avrò imparato bene il mestiere ti farò diventare la donna più bella del paese!» Dopo cena i ragazzi si ritirarono nelle loro stanze; i genitori restarono in cucina accanto al fuoco. Parlarono del futuro cercando di immaginare anche quello dei figli e dai loro discorsi trapelavano fiducia e speranza. Verso le dieci si coricarono. Alle undici meno un quarto ci fu l'immenso boato. Vorrei convincermi che se ne andarono nel sonno, senza accorgersi che la morte era venuta a prenderli. Un pomeriggio, molti anni dopo, il vecchio Fin, tenuto in piedi dalla speranza di trovare la fede nuziale di sua moglie, risalì le rive martoriate di quella che era stata una delle dighe più alte del mondo. Teneva in mano una bambola senza braccia. Lui, che non aveva avuto figli, si era affezionato ai bambini della radura, poiché viveva in una baita vicino a loro. Nella sua quieta follia assicurava che quel giocattolo mutilato era appartenuto alla figlia dello scalpellino e sorretto da quella certezza la depose come una reliquia sui resti della casa dove aveva vissuto la bambina. Da quella sera lontana molti anni sono trascorsi, come vuole l'inesorabile cammino del tempo. Il vento del passato ha smussato gli spigoli taglienti a quei giorni tragici e impressionanti. La rassegnazione pulisce il dolore rendendolo levigato ed essenziale come un ciottolo di torrente. Solo ogni tanto esso torna a cercarci scostando per un attimo il velo dell'oblio. Ma poiché ricordare è un riflesso istintivo, da tutti quei morti emergono i volti dei bambini scomparsi nell'acqua del Vajont. E la tristezza, nel suo perenne girotondo attorno ai fatti della sera maledetta, passa a visitarci portando con sé il sorriso di quei bambini e il ricordo della loro ultima estate

Estrapolato da "IL VOLO DELLA MARTORA", MAURO CORONA.



Vittime dell'avidità e di una società che pensa sempre più al vil denaro a discapito delle vite,
morti per non insegnare nulla, purtroppo la storia continua ad essere un eterno ritorno.




Angela De Luca
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